L’allarme lo ha lanciato la prestigiosa rivista New Scientist che, ha evidenziato che l’uso ossessivo di disinfettanti nella vita di tutti i giorni non è salutare ma dannoso, tenuto conto delle numerose sostanze chimiche, che sono alla base dei comuni prodotti in uso per igiene casalingo. L’impiego incongruo ed abbondante di prodotti per l’igiene non è certo un comportamento virtuoso ma è responsabile di una riduzione delle difese immunitarie.
L’articolo dei New Scientist è basato su un attento studio scientifico, ma noi ne avevamo intuito l’importanza dando uno sguardo al passato e vedendo come i bambini, i famosi Scugnizzi, che di certo avevano dell’igiene un concetto molto sfumato, pur alimentandosi naturalmente, senza curarsi di lavare il cibo che riuscivano a procurarsi, coprendosi alla meno peggio, avevano per tetto il cielo, mostravano una maggiore resistenza alle infezioni rispetto ai loro coetanei, che conducevano una vita più confortevole.
Ma tornando ai nostri giorni i recenti studi, dimostrano che l’eccesso di pulizia è rischioso se non dannoso a causa dei prodotti in uso che sono una miscela di sostanze chimiche, che secondo studi recenti, hanno effetti solo parzialmente noti, ma senz’altro, inquinanti per l’ambiente.
L’ Fda, titola ad avvalorare quanto diciamo, un suo recente aggiornamento per i consumatori con un avvertimento: Antibacterial soap? You can skip it use plain soap and water.
L’ ente americano già nel 2013 aveva messo in guardia i consumatori del uso degli antisettici per uso personale senza risciacquo, poiché si chiedeva una revisione delle norme che ne regolano l’uso.
A 3 anni dall’inizio dello studio ben 19 prodotti sono stati considerati non idonei all’uso come prodotti antibatterici senza risciacquo per l’igiene personale:Hexachlorophene
– Hexylresorcinol
– Iodophors (Iodine-containing ingredients)
– Iodine complex (ammonium ether sulfate and polyoxyethylene sorbitan monolaurate)
– Iodine complex (phosphate ester of alkylaryloxy polyethylene glycol)
– Nonylphenoxypoly (ethyleneoxy) ethanoliodine
– Poloxamer—iodine complex
– Povidone-iodine 5 to 10 percent
– Undecoylium chloride iodine complex
– Methylbenzethonium chloride
– Phenol (greater than 1.5 percent)
– Phenol (less than 1.5 percent)
– Secondary amyltricresols
– Sodium oxychlorosene
– Tribromsalan
– Triclocarban
– Triclosan
– Triple dye
Quest’ultimo nelle nostre case è presente in molti e pubblicizzati prodotti di uso comune come dentifrici, detergenti intimi e colluttori.
Il triclosan è responsabile di alcuni effetti nocivi per il nostro organismo, interferisce con gli ormoni tiroidei e sessuali, crea antibiotico-resistenza, danneggia la flora batterica intestinale e cutanea.
Purtroppo fornire una informazione incompleta, mendace o fuorviante è di uso comune per conquistare un mercato enorme in cui si instilla la paura di contrarre malattie per scarso igiene, la rupofobia che è appunto l’ossessione al pulito, è forse l’obiettivo che si impone da tempo l’ industria.
Siamo quindi bombardati da spot in cui si vedono pavimenti, piani di lavoro, giocattoli pieni di microscopici biomostriciattoli, che minacciano la nostra salute e quella dei nostri figli. Non ci sono, a tutt’oggi, dati che dimostrino che l’utilizzo domestico di detergenti contenenti antimicrobici assicurino una maggiore protezione dalle malattie e dalle infezioni, ma al contrario l’uso di questi germicidi può essere causa di rischi per la nostra salute.
Evidenze scientifiche ha detto Janet Woodcock, direttore del centro della FDA DRUG EVALUATION AND RESEARCH, ci induce a pensare che possono fare più male che bene a lungo termine.
Basti pensare che quasi sempre disinfettanti contengono cloro che molto spesso è causa di allergie e questa condizione è dovuto al vivere in un ambiente ai limiti della settico che è dannoso al sistema immunitario.
I bambini devono sporcarsi, «Non si tratta di vivere nella sporcizia, ma di lasciare che i bimbi possano venire a contatto con i germi sporcandosi durante il gioco, stando all’aperto, frequentando i loro coetanei – spiega Angelo Vacca, presidente della Società Italiana di Immunologia, Immunologia Clinica e Allergologia e docente di medicina interna all’Università di Bari.
Quando si incontrano batteri e virus, infatti, vengono prodotti anticorpi della classe delle immunoglobuline A e G, (IgA e IgG) mentre non si formano immunoglobuline di tipo E (IgE), che invece sono più abbondanti se non c’è un’esposizione ai germi. «Le IgE si legano a recettori specifici su cellule che si trovano nella pelle e nelle mucose, i mastociti, che per questo motivo si attivano e liberano istamina, la sostanza responsabile di gran parte dei sintomi delle allergie. I piccoli tenuti troppo protetti, che non hanno contatti con i coetanei perché non vanno al parco giochi o all’asilo hanno più IgE e sono perciò più esposti ad allergie di vario genere». Ammalarsi da piccoli, quindi, è, in un certo senso, il prezzo da pagare per non dover combattere a vita contro dermatiti allergiche, asma o intolleranze alimentari, che non a caso sono molto più frequenti di quanto si possa immaginare.
Ma l’uso smodato di antibatterici concorre anche ad aumentare il fenomeno dell’antibiotico resistenza che è considerata dalla o.m.s. una delle minacce più serie che la salute pubblica globale, del nostro tempo, sta vivendo.
Delle 700000 persone che muoiono ogni anno a causa dell’ antibiotico- resistenza, 99000 sono negli Stati Uniti con un impatto sui costi pari a 8 miliardi di dollari, mentre in Europa sono 25000 con 1,5 miliardi di euro di spesa. La società europea di microbiologia clinica parla in questo caso di rischio Armageddon antibiotici con oltre un milione di morti attesi nel 2025 in Europa e nel 2050 l’ antibiotico- resistenza sarà responsabile di 10 milioni di decessi, diventando la prima causa di morte nel mondo.