Agrumi: qual è la loro storia

di Sara Barone

Con il termine agrume, dal latino acer e poi successivamente agro, si indicavano gli ortaggi acri al gusto, come ad esempio le cipolle. Al giorno d’oggi questo stesso termine sta ad indicare tutte le specie conosciute e diffuse appartenenti al genere del citrus, piante della sottofamiglia delle Rutacee e i loro frutti. Il termine prende origine dalla forma greca kedros, che indicava in età antica gli alberi di cedro, pino e cipresso.

L’individuazione di un’area geografica che circoscrivesse l’origine degli agrumi ha portato negli anni a conclusioni non sempre concordanti. Oggi, alla luce dell’ampiezza della diffusione degli agrumi, si concorda nel ritenere le regioni tropicali e sub tropicali del sud-est asiatico e dell’Indocina i centri primari della loro diffusione.  Le coltivazioni di agrumi sono presenti in moltissimi paesi grazie alla forte resistenza delle piante, le quali sempreverdi e capaci di produrre frutti in condizioni climatiche disparate, conquistano territori dai climi caldo-umidi dell’equatore a quelli marittimi più freddi. Fra i principali produttori mondiali ci sono Brasile, Cina e Stati Uniti, mentre il primato dell’area mediterranea è conteso fra Spagna, Italia, Turchia ed Egitto. In Italia la produzione è concentrata principalmente nelle aree meridionali, come Sicilia e Calabria, ma  anche Campania, Puglia e Basilicata.

Quali sono gli agrumi più popolari?

Il cedro

Citrus medica originario dell’India, raggiunse l’Europa in epoca Romana ed è probabilmente l’agrume ad aver avuto l’esportazione più antica. Inserito nella  Naturalis Historia da Plinio il vecchio, in epoca romana il suo utilizzo era probabilmente quello di repellente per zanzare e insetti.

Il mandarino

Citrus reticulata è originario, come si può dedurre dal nome, della Cina tropicale  e prende il nome dagli antichi funzionari politici imperiali, i quali indossavano un mantello arancione.

Il pomelo

Citrus maxima è originario del sud-est asiatico, è considerato il più antico degli agrumi esistenti.
Tutti gli altri sono derivati da incroci o mutazioni:  l’arancio dolce (citrus sinesi) e quello amaro (citrus aurantium), importantissimi sul piano commerciale, sono un incrocio antichissimo fra mandarino e pomelo; il pompelmo (citrus paradisi) creato nel ‘700 nelle isole Barbados, incrociando un arancio dolce e un pomelo, ancora la clementina (citrus clementina) nata in Algeria poco più di un secolo fa dall’incrocio fra  mandarino e arancio dolce. Mutazioni spontanee sono invece quelle del chinotto (citrys myrtifolia) e del bergamotto (citrus  bergamia).

Il limone

Citrus  limon è certamente uno degli agrumi a noi più cari e fra i più conosciuti.   Originario dell’Asia, nato da un probabile incrocio fra cedro e arancio amaro, già conosciuto dagli antichi Romani, ma la sua diffusione in Europa si ha per mano degli Arabi impiantarono le prime coltivazioni in Sicilia durante il Basso Medioevo. Dal termine persiano لیمو, che si pronuncia līmū deriva il nome attuale del limone.
L’utilizzo del limone è a tutto tondo: la buccia è utilizzata sia per la produzione di canditi, sia per l’estrazione di essenze e pectina. I semi sono utilizzati per estrarre l’olio e il rimanente è impiegato nell’alimentazione animale. Con la buccia in Campania viene prodotto un famoso liquore, il Limoncello.

La parte più comunemente utilizzata è il succo, contenente acido citrico che conferisce il tipico sapore aspro, e altri acidi organici come l’acido malico e l’acido ascorbico. La scoperta di questo acido si riallaccia alla storia dello scorbuto, morbo che per quasi cinque secoli ha afflitto  sopratutto le popolazioni marinare. Ebbe il  suo exploit fra il ‘500 e l’800, contagiando migliaia di marinai. La malattia, oltre a scaturire in un certo malessere psicologico e morale – chi ne era affetto diventava letteralmente scorbutico e intrattabile – causava un indebolimento muscolare, continue emorragie, gli individui erano caratterizzati da un aspetto molto emaciato e la loro morte avveniva spesso a causa di altre patologie che subentravano con facilità date le già precarie condizioni dei soggetti.

La patologia derivava dalla carenza di vitamina C (ovvero l’acido ascorbico) nella dieta già piuttosto povera dei marinai. Questa scoperta si deve a James Lind, chirurgo della marina reale inglese, il quale sottopose 12 membri affetti da scorbuto e somministrò loro diversi alimenti. I risultati ottenuti permisero di dedurre che l’assunzione di arance e limoni, contenenti vitamina C all’epoca ancora sconosciuta, permettevano di prevenire l’insorgere del morbo. Già dal 1795 la marina  inglese  introdusse succo di limone o lime alla dieta dei marinai. Questo acido fu denominato vitamina C sono nel 1921, isolato e cristallizzato da Joseph Svirbely e Albert Szent Gyorgyi fra il 1928 e il 1933.

In generale in farmacologia e in medicina il limone è molto apprezzato sin dall’antichità. Il succo era spesso utilizzato quale antiemorragico, disinfettante e astringente. Sovente utilizzato nell’aromaterapia, viene indicato come rinfrescante, battericida e tonico per la circolazione.