Già nel Medioevo esisteva la Dieta Mediterranea e se ne stabilivano le regole nel Regimen Sanitatis Salernitanum, primo e famoso manuale della salute del Medioevo.
Scritto in versi da Arnaldo di Villanova che fissava delle regole di vita:

  • ingrassare, ma con equilibrio;
  • attenersi dalla rabbia;
  • consumare solo formaggi freschi;
  • mangiare quando lo stomaco è vuoto;
  • fare una passeggiata dopo che si è mangiato.

Nel 1939, il primo a intuire la connessione tra alimentazione e malattie del ricambio, quali diabete, bulimia, o densità fu il medico nutrizionista italiano Lorenzo Piroddi, che a giusta ragione è considerato il padre della Dieta Mediterranea. Dopo anni dedicati allo studio e alla ricerca sulla alimentazione, altri, nel 1950 a Ghiffa, un centro di cura dove i pazienti vengono curati seguendo i dettami della dieta mediterranea, insieme alla somministrazione di specifiche tisane.

La dieta, figlia legittima di Piroddi, nel tempo ha avuto altri illustri padri adottivi il più famoso fu Ancel Keys, nato nel 1904 a Colorado Spring, lavorò come biologo, fisiologo e nutrizionista presso l’Università del Minnesota.
grandparents-2198053_1920Durante il suo soggiorno italiano prese parte al primo convegno sulla alimentazione che si tenne a Roma nel 1950 e restò affascinato dal dato della bassa incidenza di patologie cardiovascolari e disturbi gastrointestinali della regione Campania. Questa osservazione lo indusse ad uno studio pilota volto a cercare i fondamenti scientifici di tale incidenza. Sottopose ad indagini  gli abitanti di Nicotera in Calabria, che adottavano uno stile alimentare mediterraneo. La popolazione di Nicotera, di Montegiorgio e quelli della Campania avevano un tasso molto basso di colesterolo nel sangue e una percentuale minima di malattie coronariche, dovuta al regime alimentare adottato basato su olio di oliva, pane e pasta, aglio, cipolla rossa, erbe aromatiche, verdura pesce e poca carne.

Questo tipo di alimentazione venne chiamata Mediterranean Diet e ne fu Ancel Keys l’inventore .

Leggendo quindi la storia della dieta mediterranea il male cronico che affligge la cultura italiana. Come dice Montanelli nella sua storia d’Italia “forse uno dei guai dell’Italia è proprio questo che per la modestia del popolo quando grida < Forza Italia> allude solo ad una squadra di calcio” e non al valore di studiosi, scienziati, artisti che hanno segnato e fatto  grande questa nazione.

Keys rimase a Pioppi per oltre vent’anni dove vi morì nel 2004, all’età di 100 anni dimostrando in tal modo che la dieta mediterranea funzionava davvero in modo eccelso.

tmp905784851469172739Su questi dati si basa la cosiddetta piramide mediterranea i cui esiti hanno provato che nell’area mediterranea la qualità di vita è migliore e si vive più a lungo.

A 11 anni dalla scomparsa del suo padre adottivo la dieta mediterranea è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio orale e immateriale dell’umanità.

Quanto emerge dalla adozione della dieta mediterranea o simili a  quella mediterranea  mostra che questa rappresenta un fattore protettivo verso dei maggiori malattie croniche non comunicabili – NCD come le malattie cardiovascolari, il diabete, l’obesità, la malattia cronica ostruttiva polmonare e alcuni tumori-sono responsabili del 70% di  disabilità e dell’85% delle morti.

Oltre che un problema umano di sofferenze e di morte, esse costituiscono un carico pesante di ordine economico, sempre meno sostenibile anche in paesi a più elevata copertura sanitaria. Il ricorso a questo stile di vita rappresenta quindi un carattere di necessità.

Negli studi condotti, il concetto di dieta mediterranea è stato tradotto concretamen

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te in una dieta alimentare caratterizzata da: un elevato consumo di verdura, legumi, frutta e frutta a guscio, olio di oliva e cereali, da un moderato consumo di pesce e prodotti caseari e il vino; da un basso consumo di carne rossa, carne bianca e acidi grassi saturi.

 

Ma nonostante che risultati derivanti da questo tipo di dieta siano importanti per una migliore qualità della vita, dagli anni 50 ad oggi, si è assistito in tutta l’area del Mediterraneo, Italia compresa, a un graduale abbandono di questa dieta a favore di stile alimentari meno salutari.

In tale contesto, la Lombardia ha un indice di adeguatezza mediterranea di 1,35, il più basso in Italia. Questo comportamento alimentare nonostante la regione Lombardia sia considerata un’eccellenza in campo oncologico, si è visto che ogni anno muoiono per tumore 30,7 persone ogni 10.000 abitanti, contro una media nazionale di 28,6. Lo stile di vita e altri componenti ambientali sono da considerare le responsabili di questo paradosso.

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